Il Codice Etico

Il Codice Etico
L’«Etica» esprime l’insieme di norme di condotta seguite da una persona o da un gruppo di persone. Il suo raggio d’azione, pur rinviando ad un universo astratto (fatto di princìpi e valori), è tutt’altro che teorico: riguarda il quotidiano e si traduce in norme di comportamento. Quando la riflessione sull’etica si sposta dall’agire individuale a un più ampio ambito organizzativo e di business, si può parlare di «Responsabilità Sociale d’Impresa», che si configura come la capacità di integrare le proprie attività di business con il rispetto e la tutela degli interessi di tutti i partner e di tutti gli individui con cui si relaziona, con la salvaguardia delle risorse ambientali e la loro conservazione per le generazioni future.
Obiettivo primario di un Codice Etico è rendere comuni e diffusi i valori in cui l’Azienda si riconosce, facendo sì che chiunque, ogniqualvolta è chiamato a prendere una decisione, si ricordi con chiarezza che a essere in gioco non sono soltanto gli interessi, i diritti e i doveri propri, ma anche quelli degli altri. In altre parole, si deve essere consapevoli che il benessere e il rispetto di tutti, devono essere sempre ed esplicitamente presi in considerazione in ogni fase dell’agire quotidiano.
In ambito di business, l’assenza di una considerazione etica del proprio agire potrebbe portare a comportamenti «potenzialmente opportunistici» dettati dall’errata convinzione di stare facendo il bene dell’Azienda. Perciò appare evidente il valore di un Codice Etico volto a ribadire che in nessun modo la convinzione di agire a vantaggio dell’Azienda può giustificare l’adozione di comportamenti in contrasto con princìpi e valori condivisi.
Ulteriore scopo è quello di far sì che sia introdotta anche una valutazione etica, sia nel decidere i propri comportamenti sia nel valutare quelli degli altri, unendo in questo modo la sfera morale a quella manageriale, le responsabilità individuali a quelle dell’Azienda per arrivare ad una concreta azione etica.
Il Codice Etico è divenuto un mezzo che garantisce la gestione equa ed efficace delle transazioni e delle relazioni umane, che sostiene la reputazione dell’impresa, in modo da creare fiducia verso l’esterno; può essere visto come l’altra faccia del bilancio sociale, ossia uno strumento volto a prevenire comportamenti irresponsabili o illeciti da parte di chi opera in nome e per conto dell’azienda, perché introduce una definizione chiara ed esplicita delle responsabilità etiche e sociali dei propri dirigenti, quadri, dipendenti e spesso anche fornitori.
La diffusione dei Codici etici, sia pure di struttura e contenuto assai diversi tra loro, si è andata ad accrescere nel corso degli anni. L’impulso è stato dato a partire dal 1991 quando il Governo degli Stati Uniti ha emanato delle norme specifiche (Federal Sentencing Commission Guidelines for Organizations) in materia di azioni criminali da parte delle imprese. L’aver realizzato un Codice Etico da parte di un’azienda consentiva di provare la buona fede dell’azienda, nei casi di contestazione, ottenendo sconti sulle sanzioni.
Si giunge in questo modo alla definizione di “impresa etica” dove coloro che gestiscono l’impresa si devono fare carico anche dei costi sociali ed ambientali generati dalla gestione e possibilmente ridurli o prevenirli, ma significa anche agire con logica imprenditoriale, ed adottare comportamenti eticamente orientati, senza seguire necessariamente la regola della massimizzazione del profitto, nonostante ciò appaia come una contraddizione in termini; significa inoltre individuare quella responsabilità sociale che serve a rafforzare la reputazione aziendale e il controllo dei rischi, verso la competitività e sostenibilità dei risultati economico-finanziari
In linea generale ciascun codice etico, nel richiamare determinati principi, si richiama innanzi tutto alle fonti internazionali spesso rappresentate dalle Convenzioni internazionali di organismi sovranazionali come l’ONU o l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, ma anche alle varie legislazioni nazionali in vigore nel proprio paese. Il Codice però non si sovrappone e non si sostituisce alle leggi ed alle altre fonti normative esterne ed interne, ma è destinato a rafforzare ed integrare i principi contenuti in tali fonti e riportati nel testo dello stesso
codice etico rendendoli vincolanti per coloro che si impegnano a rispettare ed applicare nell’azienda i suddetti precetti. Non pochi dubbi sono stati sollevati sulla reale funzionalità di queste norme, ad orientare la condotta delle imprese e dei loro operatori verso modelli effettivamente virtuosi, riportando nuovamente l’attenzione sulla validità di soluzioni di regolazione delle attività economiche rimesse essenzialmente all’autodisciplina.
Troppo spesso molte sono norme di etica privata che chiedono a tutti i soggetti che operano per l’impresa e nell’impresa di rispettare regole morali generalissime, quali le regole di correttezza e buona fede, di lealtà, imparzialità, fedeltà, di rispetto degli impegni assunti e delle leggi esistenti, norme al confine tra la morale e il diritto, molto affini a quelle clausole o principi generali che lo stesso ordinamento giuridico contempla e che sono in molti casi espressione dell’obbligo, già imposto dal diritto, di rispetto della legalità sostanziale, quindi norme troppo vaghe e astratte per regolare con il dovuto grado di certezza e coerenza i conflitti che tipicamente investono l’attività d’impresa.
Sarebbe preferibile che gli impegni assunti in termini generali nel codice etico quindi venissero specificati e contestualizzati attraverso la previsione di regole attuative e di misure organizzative coerenti, che si strutturino intorno alla previsione di piani di intervento affidati ad uffici e procedure dedicati ed inoltre, e considerata la natura contrattuale di tali prescrizioni, siano approvati dalla stessa assemblea.
Va evidenziato che non sempre l’agire secondo comportamenti eticamente orientati è oggetto di previsione legislativa o regolamentare, e quindi non sussiste spesso alcun obbligo normativo; infatti, non vi è alcun obbligo imposto dalla legge per la redazione di codici etici da parte delle imprese. Si tratta di una scelta dell’azienda che volontariamente decide di adottare un proprio codice etico, ma anche l’adesione ai principi enunciati dal codice, che sono quelli in cui si riconosce l’azienda, avviene su base volontaria. Ciò però non significa che non siano previste delle sanzioni disciplinari in caso di non osservanza delle regole enunciate da tale codice che, quindi, essendo state recepite ed accettate, sono diventate obbligatorie e vincolanti per i destinatari.
A ciò va aggiunto che l’adozione di un codice etico fa parte della comunicazione d’impresa, dal momento che muove molto spesso dall’esigenza di rafforzare l’accreditamento sociale della specifica organizzazione imprenditoriale che si ripromette in tal modo di conseguire un particolare vantaggio sul piano reputazionale. E proprio per questo molti osservatori paventano il rischio che l’adozione di tali codici si riduca ad una pura operazione pubblicitaria, cui non segue un comportamento di effettiva e reale conformità quando, la comunicazione al pubblico dell’adozione di codici di condotta non seguita da un effettivo e reale adempimento degli obblighi assunti potrebbe ricevere sanzione sul piano della tutela dalla pubblicità ingannevole.
Quando in realtà, nel momento in cui le imprese rispettano specifici requisiti formali e sostanziali nella redazione dei codici etici, osservano rigorosi obblighi informativi relativamente all’adozione e all’osservanza delle norme ivi contenute, sanzionano i possibili inadempimenti, offrono un’effettiva garanzia agli interessi ritenuti dall’ordinamento internazionale e locale meritevoli di tutela che, come tali, sono gli unici a potersi legittimamente candidare ad affiancare o sostituire la legge, scriminando opportunamente tra iniziative ispirate ad un serio impegno etico o di responsabilità sociale ed iniziative di pura immagine.